domenica 12 agosto 2012

This is it


Sinceramente non ho nemmeno avuto il coraggio di guardare la data di ultima pubblicazione di qualsiasi cosa su questo blog. Non che non mi interessi eh, sia chiaro, ma sai com'è. Mille cose da fare.

Ragazzi quante cose vi siete persi. Una marea. Una marea di cose su sparlare, commentare, vaneggiare. O di cui fottersene, dipende quanto ti interessa la nostra vita.

A Bolt non frega un catsaw della nostra vita.
Diciamo che le millemila cose, cose del tipo adozioni di gatti, cani, vecchi, cose del tipo cambio lavoro, cambio città, cambio vita, cose del tipo ti amo, ti odio, ti riamo, hanno avuto un culmine.
Il giorno del ns. Signore 21 Luglio 2012 siamo diventiati ufficialmente una famiglia. Un nucleo abitativo. Un numero al catasto.

C'è da dire che, nonostante l'estrema decisione che ci ha accompagnato durante tutti i mesi di preparazione, abbiamo incontrato ostacoli a dir poco spiazzanti. Ostacoli tipo gravidanze inattese [non nostre], date da spostare, gente che che-cazzo-ve-sposate-a-fà, vecchi e bambini da spostare per mezza Italia, ma soprattutto mesi di cicli mestruali [della futura moglie].

Nonostante tutto ciò, nonostante la crisi, nostante il governo tecnico, ma soprattutto nonostante la vendita di Ibra e Thiago Silva, abbiamo fatto festa, ragazzi. Che festa. Tutto bellisimo, tutti splendidi: amici [quasi tutti], parenti, cani, finti sindaci, colombe bianche e giullari.

La cerimonia è stata semplice [mica tanto] e commovente. In pochi credevano di essere davvero lì, in quel momento. Il 21 Luglio a CLA-VE-SA-NA [CN].

Dopo la cerimonia, limoni.

La cena è stata ben servita e ben cucinata, accompagnata dai famigerati vini piemontesi [mi verrebbe da dire cuneesi, mica catsee]. Vini de classe.

Posti Piemontesi.

Il dopocena, no comment. Non ricordo. Ho tentato di vedere foto e video, ma la vergogna mi assale prima che riesca a farmi un'idea.

Fatto sta che ci hanno fatto gli auguri in tanti. Anche gente di un certo spessore. Gente che scrive blog. Blog su cui ci sono stati i primi approcci. Grazie a tutti.




So, this is it.

martedì 13 dicembre 2011

Quando dico no è no.

- Amore! Ti piace il regalo che ti ho fatto per il tuo compleanno, allora? -
- Sì! E poi è bello, hai visto che bello? -
- Come lo chiami? -
- Devo sceglierlo io? -
- Eh sì, è tuo! -
- Mmmh... Ibra! -
- No, che merda! -
- Allora Boateng! -
- No... niente nomi di calciatori! -
- Ma non devo decidere io? -
- Sì, Piero, ma solo se piace a me. Tu sei quello che chiamerebbe nostra figlia Vittoria! Cioè, Vittoria!!! Ma dài! -
- Kevin Prince? -
- No, ho detto niente calciatori!!! Non mi freghi mica! -
- Ok... uhm, uhm... Thiago? -
- Bello! Mi piace! THIAGO! Sì, bello! -
- Deciso, allora! -




Giorni dopo:

- Allora, che nome avete dato al gatto? -
- Thiago! L'ha scelto Piero, ti piace? -
- Bello! Dovreste chiamare Lulù "Silva"! -
- Perché? Ste' ma come ti viene "Silva"?! -
- ... Silva il giocatore... è il cognome di Thiago... Perché l'ha chiamato così per questo, no?! -
- ... mmmmhhhh... MMMMMMHHHH... FOTTUDXCFGVBHJNBVCFDXCFVG!!! -

lunedì 5 dicembre 2011

Noi gente di un certo livello non video-ludichiamo

L'amore ti cambia. Ti cambia senza che tu nemmeno te ne accorga. Ti cambia al punto tale che Star Wars sarà solo più un motivo di prese per il culo nei confronti dei colleghi più nerd di te.

Star Wars, fino ad allora unica vera saga da te conosciuta [se consideri una saga Matrix haiddamorì, ne esiste uno solo], si fa da parte. Le tue citazioni nerdaiole ed i tuoi intenti di un costume da jedi al prossimo carnevale si faranno sempre più radi. Te ne ricorderai solo nei momenti di scambio di opinioni con i su citati colleghi nella pausa pranzo o nei 4 minuti quotidiani dedicati ai demotivational scritti da persone tanto ciniche quanto sfigate ed asociali.

Lo spazio lasciato dai pensieri nerd e dall'evaporare mano a mano dei fumi di alcool dal tuo cervello, [perchè diciamocelo, bere quanto facevi prima di avere una relazione stabile non ti porterà da nessuna parte che non sia una squallida riunione il mercoledì sera alle 19.30 in una saletta dell'asl] lascerà spazio a pensieri più ampi. Più impegnati. Più romantici.

E' a quel punto, quel preciso punto, che, fiero di aver lasciato alle tue spalle uno sfigato asociale con il codice fiscale uguale al tuo, prendi l'iniziativa. Perchè lo vuoi, perchè ti fa piacere, perchè non vedi l'ora di mostrare alla tua metà quanto ti ha cambiato, quanto sei cresciuto e quanto metro-radical-sexy-chic sei diventato. E' allora che gonfi il petto, che ti senti un uomo e che glielo chiedi:

"Amore, andiamo a vedere il nuovo film di Allen W. questo week end?"

Quella domanda, quella specifica domanda, sancirà il tuo definitivo addio ai jedi, alle esplosioni, all'elicottero che si schianta contro il grattacielo, a vin diesel che riesce a sgozzare un coreano mentre gioca a call of duty gettandosi con il paracadute e guidando una viper gts. Questa domanda, questa specifica domanda, le riempirà gli occhi di lacrime di commozione [non cerebrale], il cuore di belle speranze ed il petto di orgoglio.

"Sì, io ce l'ho fatta. L'ho cambiato sul serio". Pensa.
"Certo amore, non vedevo l'ora che me lo chiedessi". Risponde.

E' quella domenica, quella precisa domenica, alle 15.20, durante la pubblicità pre-spettacolo, che tutte le sue speranze vengono confermate. Che diventano realtà. Quella realtà che ti rende felice, ma nemmeno tu sai di cosa. 

E' quella domenica, quella precisa domenica, alle 15.20, durante la pubblicità pre-spettacolo, che tutto il tuo orgoglio nerd riesce fuori. Si appropria di te. Ti fa diventare quel bambino di 28 anni che gioca alle macchine sulla playstion.

E' quella domenica, quella precisa domenica, alle 15.20, che scopri che tal "Ordonez" è arrivato secondo di categoria alla 24 Ore di Le Mans. E sai come? Vincendo un concorso per chi gioca alle macchine sulla playstion.



Via di bestemmione. E puoi finalmente tornare quel perfetto amante che sei.
Ah, comunque bellissimo film.

giovedì 3 novembre 2011

Il ridimensionamento dell'onanismo video ludico

I bambini sono fantastici. Tutti noi siamo nati per regalare a questo mondo una nuova bocca da sfamare a suon di macine del mulino bianco e shushi al all-you-can-eat del self service nella ex discoteca liscio comprata dal cinese che non parla italiano e pagata dal cinese con la valigetta.
I bambini sono fantastici nella loro spensieratezza e tenerezza. Quando considerano colorare un disegno delle winx una scadenza lavorativa e quando stanno piantati un pomeriggio intero davanti ai videogiochi che vai-a-giocare-e-non-rompere-il-catsaw è il pensiero meno tremendo che ti balena in testa.

Quel pomeriggio ero Nigel Mansell. Stavo seduto davanti al Nes in ginocchio e l'adattatore pal-secam fumava per le ore di utilizzo continuo. Stavo affrontando una sfida epica sul circuito di Monaco, la scala della Formula 1.
Le curve si susseguivano in rapida successione ed il dondolio della mia testa accompagnava ogni singola sterzata in un movimento ipnotico, a tratti magnetico. I 52 giri si stavano trasformando in una maratona per impegno e quantità di sudore.

Mia nonna stava lì.

"Che bravo bambino boja faus" - diceva. "Te ne stai sempre lì bravo seduto a giocare, altro che le tue sorelle che fanno solo baccano e gridano tutto il giorno".
Fu così che il Nes traslocò nella sua cucina dove la mia fantasia di avere un baffo degno di Magnun P.I. ed una monoposto sotto il culo, non solo veniva assecondata, ma addirittura fomentata. Fu così la televisione ancora senza telecomando degli anni '70 diventò improvvisamente l'avanguardia della tecnologia. Fu così che tutto nacque.

A distanza di anni la televisione mivar è diventata un super-minchia-power-lcd-full-hd-hdmi con un contrasto di uno a 40milioni [o giù di lì catsaw ne so]. La cassetta del Nes è diventata un elegante cd con custioda e super cazzi di contenuti extra. Il Nes è diventato una piattaforma collegata online costruita da Microsoft con tanto di elegante scocca bianca e led verde. Il baffo di Magnun P.I. è diventato una vecchia moda anni 80.

La nonna nel frattempo è mancata, ma una figura l'ha sostuita: l'amore è diverso, così come l'appeal con i videogiochi:

"'more posso fare una partita alle macchine sulla 360?"
"Mhhh, che cojoni, ma per quanto?"
"Dài, faccio solo una gara!"
"Di quanti giri?"
"Su, faccio solo l'arcade, sono 3 giri..."
"Va bene allora, però fai in fretta che poi è pronto e non mi va di chiamarti mezz'ora ehhh"
"Ok 'more, grazie"
Nigel vince ma è perplesso

mercoledì 2 novembre 2011

uno sorride di com'è, l'altro piange cosa non è.

Ok, lo dico, il titolo è una chiara citazione a Tiziano Ferro.

Se sei andato oltre la prima frase vuol dire che piace anche a te. Sì, perché a me, in fondo, piace. Cioè, ma voi li sentite i testi? La serie di parole inverosimili (che lascia perde mò il senso) che riesce a rifilare una dietro l'altra? Cazzo di genio.

Tornando alla citazione, quante e quante volte vi siete ritrovati a piangere, frignare, smocciolare fazzoletti e maniche, per qualcosa che vi stava uccidendo, qualcosa che vi sembrava insormontabile e il vostro ragazzo vi ha guardate per un attimo, tirando fuori poi un sorriso, quel tipico sorriso che sta per dire "Come sei buffa! E che sarà mai?"
Dài, su, non facciamo i romanticoni: a me quel sorriso del cazzo fa proprio imbestialire. Ma Cristo! Io sto lì, senza fiato, come se il mondo finisse domani e questo sorride?! Come se non fosse nulla! Ma quanto è oggettivo un punto di vista, per essere così diverso tra due persone?
Che è un po' come quando litigate a morire, iniziando alle undici di sera, mettendovi a letto all' una di notte circa, col "vaffanculo" ancora in canna, col pensiero che passerete entrambi una notte di merda, e quello che fa?! "Dài, amore, mi spiace, dormiamo ora." Tre, due, uno: RONNNNNFFFFFFFFFFFF.
Addio. E' l'inizio del vero giramento di culo. Ti muovi nel letto, ti aggiri per la stanza come un rinoceronte zoppo, ti schiarisci la gola come se dovessi fare il comizio della tua vita davanti ad una folla immensa, fai cadere cose, ti rimetti a letto tentando un carpiato con la leggiadria di un elefante, accendi e spegni la luce come se volessi capire in quale momento arriverà a fulminarsi, e... niente. Quello dorme. Ché uno pensa "ma no, non starà dormendo, cristìddio, fa finta per non discutere ancora..." Macché, quello dorme. Beato, come se tutte le offese fino al secondo prima fossero state vane. E tu? Tu lì a riordinare la stanza, a spostare i mobili in salotto, ché almeno ti stanca e prima o poi il sonno t'arriverà, no?! No. Tu sai già che passerai una ricca notte in bianco, a maledire l'attimo in cui l'hai conosciuto, a chiederti perché cazzo non la smetti di tentare relazioni, ed è in quel momento che arriva la carta jolly. Non si sa perché, ma è qualcosa a cui gli uomini proprio non sanno resistere: il pianto. Il pianto li riporta su ogni binario, li fa svegliare da sonni profondissimi, fa sì che loro, per almeno quei cinque secondi, si pentano addirittura d'essere nati, se questo ha fatto sì che tu potessi soffrire.
E allora inizi a smocciolare la loro spalla, e lo fai proprio consapevolmente, eh, ma ci ha tutto un altro gusto. Riprendete a parlare, stavolta con toni diversi, che sono gli stessi argomenti di prima, ma detti sotto voce. Alla fine uno dei due cede (lui) (ma è solo un'illusione, perché domani non cambierà un cazzo, chiaro) e tu ti sei finalmente meritata le tue due ore di sonno.
Certo per chi ha un lavoro. Io che non ce l'ho, mi rimetto proprio di gusto sul guanciale e sogghigno, perché indovinate a chi sono rimaste due ore di sonno?!
Ah... l'amore.

martedì 1 novembre 2011

La voglia di ripartire

Primo novembre. Il giorno di ognissanti dovrebbe essere un giorno religioso e vissuto con la calma ed il rispetto che si riservano di solito allo spirituale.
Dovrebbe. In una vita normale, o qualcosa di simile per quanto possa essere normale la società in cui viviamo, si dovrebbero rivedere i parenti. Rendere omaggio agli avi. Sentirsi una famiglia.
Poichè la mia famiglia di normale non ha neppure il cognome, la giornata è trascorsa come un uragano dal nome femminile con la k sui sobborghi di una fottuta cittadina del Michigan.
La mia famiglia è composta (attualmente) da 3 individui: Sara, la persona che amo e che sposerò, Lulù, una gattina di appena 2 mesi che mangia come facocero con il verme solitario nella stagione delle piogge, e me.
Gli individui possono rientrare in una qualche figura "standard", in quanto Sara è la classica 27enne di oggi, con un mondo di sogni, di speranze e di "voglio fare", che si scontrano con il quotidiano. Lulù è la classica micina giocherellona, mangiona e cagona. Io sono il classico ragazzo del giorno d'oggi, forse un po' più coglione rispetto alla media.
Il motivo per cui non rientriamo in queste figure standard? Perchè siamo tre figure difficili. Difficili da gestire. Difficili nei confronti degli altri. Difficili con sè stessi.
E se una mangiata di buste di plastica si può tranquillamente risolvere con qualche cagata di troppo e qualche sbocco sui tappeti di casa, gli imprevisti tra due persone che stanno insieme e si amano, non sempre si risolvono così: con la cacca.
Oddio, a volte anche sì. Soprattutto se l'imprevisto è un cena messicana riuscita male o un piatto zeppo di yogurt bianco scaduto. Ma le cose non sempre sono così semplici. Le cose non sono mai semplici, in realtà.
La difficoltà di vivere una relazione tra due persone intelligenti, forse sopra la media [anzi, sicuramente sopra la media, tiè beccati sta botta di autostima], sono enormi. Sono fatte di incomprensioni a prima vista insormontabili. Ma l'amore sistema sempre tutto, anche quando sei intelligente e razionalizzi l'irrazionabile. L'amore ti porta a fare l'impossibile, ti porta a metterti in gioco, a mandare affanculo quel maledetto personaggio che eri. Dall'oggi al domani? Anche sì. Benvenuto nuovo me. Benvenuta nuova vita.